Non mi sono mai piaciute le campagne denigratorie, specie quelle condotte a prescindere. Troverei scorretto parlare male di cose che non ho ancora visto, sulla base di un pregiudizio.

I pregiudizi sono brutti e tutto quanto. I pregiudizi ci tengono anche relativamente al sicuro dalle sole, ma questo è un altro discorso.

In questo caso, però, scusate, il mio non è un pregiudizio. E’ una convinzione che non si basa su una previsione personale di quella che sarà la qualità dell’opera in via di realizzazione.

Il prequel di Watchmen potrebbe essere bellissimo, davvero. Potrebbe essere fatto benissimo. Potrebbe persino essere migliore di Watchmen stesso.

Ma non andava fatto.

Non sono una fan integralista del primo (unico) Watchmen. Non credo che sia l’opera migliore di Moore – e, per quanto strano possa sembrare, neanche di Gibbons.

Ma è una storia che ha avuto grandi ripercussioni. Un’opera importante, che ha plasmato la coscienza collettiva. E che ha influito enormemente sul mondo del fumetto. Oggi, anche l’ultimo degli sfigati deve tenere conto di Watchmen quando scrive una storia di supereroi. Oggi, anche l’ultimo degli sfigati tiene conto di Watchmen quando scrive una storia “pretty things had gone to hell”. Oggi, anche l’ultimo degli sfigati tiene conto di Watchmen quando scrive… be’, quasi tutto. Perché in Watchmen c’è quasi tutto, a ben vedere.

Non a caso, Moore non ha mai voluto rimetterci le mani. Non l’ha mai fatto perché, semplicemente, aveva già detto tutto quello che c’era da dire e l’aveva fatto , nei dodici numeri disegnati da Gibbons.

Voi risponderete: it’s only business, baby. Perché la DC dovrebbe privarsi delle vendite senza dubbio strepitose di un Watchmen 2?

Ecco, vi suonerà un po’ moralista, ma dovrebbe privarsene perché è sbagliato. Non sbagliato nei confronti di Moore, nei confronti dei lettori o nei confronti del proprio prestigio come casa editrice (e lo è), ma perché è sbagliato nei confronti della storia.

Io credo che se Watchmen fosse una persona, si sentirebbe in grandissimo imbarazzo.

Non è una questione di apocrifi, di omaggi o di riletture. Quelle sono cose prive di importanza, divertenti.

Con questo prequel non si vuole omaggiare niente, non si vuole rileggere niente e non si vuole realizzare un apocrifo. Si vuole realizzare un falso. Inutile, per di più.

Seriamente, preferirei che la DC pubblicasse una raccolta di fanfiction su Watchmen, piuttosto che questo prequel. Quello avrebbe un senso, quanto meno.

Non importa quanto sia fatto bene. Se non può dire niente di più di Watchmen, di diverso da Watchmen, è inutile.

(E, ok, pure di cattivo gusto.)

Poi, ovviamente, ci sono anche i miei pregiudizi. Ma di quelli, molto probabilmente, non vi parlerò mai.

Per farlo, dovrei prima leggere il libro.

E, nonostante la tentazione di farlo per poter poi dire “che schifo è?” in modo informato sia forte, non lo farò.

Informazioni su Susanna Raule

Susanna Raule, psicologa e psicoterapeuta, è nata alla Spezia nel 1981. Ha lavorato come traduttrice e sceneggiatrice per vari editori. Nel 2005 vince il Lucca Project Contest con il suo fumetto "Ford Ravenstock – specialista in suicidi", con i disegni di Armando Rossi, in seguito finalista al Premio Micheluzzi (Napoli Comicon). Nel 2010 è tra i finalisti del premio IoScrittore promosso dal gruppo editoriale Mauri Spagnol con "L’ombra del commissario Sensi", che esce per Salani, con cui pubblica anche "Satanisti perbene" e "L’architettura segreta del mondo". In seguito esce una prima edizione de "Il Club dei Cantanti Morti", il graphic novel "Inferno", "I ricordi degli specchi" e l’antologia di racconti a tiratura limitata "Perduti Sensi". "Il club dei cantanti morti" nel 2019 diventa il primo volume di una trilogia crime-sovrannaturale per Fanucci. Nel 2020 viene ripubblicato un primo volume di "Ford Ravenstock" per Doulble Shot. Su Wattpad è disponibile gratuitamente il suo romanzo "La signora Holmes". "L’ombra del commissario Sensi" è stato selezionato dal Sole 24 Ore nella collezione dei migliori gialli italiani. Scrive per le testate Esquire, Harper’s Bazaar e Wired. È tra le fondatrici del collettivo per la parità di genere nel fumetto Moleste (www.moleste.org). Il suo sito è www.susannaraule.com

Una risposta »

  1. m.s. ha detto:

    Io invece credo che lo leggerò (peraltro non ne conoscevo l’esistenza prima del tuo post), e credo che questo tipo di scandali sia sterile. Magari sarà una cosa immonda e illeggibile, e anche fosse discreto capisco bene che non ce ne sarebbe bisogno. Ma l’esistenza di un fallout intorno a Watchmen -che siano il film, il prequel o quel che è- non pregiudica l’opera-Watchmen. Insomma, nel peggiore dei casi non cambia nulla.

  2. Moran ha detto:

    È uno dei temi preferiti di Leo Ortolani. Le storie hanno un inizio, uno svolgimento, e una fine. Se continuano dopo la fine si chiamano telenovelas o feuilleton, ed è un’altra cosa. Concordo in pieno.

  3. sraule ha detto:

    max: no, vedi, cambia. non mi piace che si faccia violenza alle storie, non senza motivo. e qua non c’è alcun motivo.

  4. sraule ha detto:

    moran: ecco, sembra un po’ “Natale con la Casta”.

  5. m.s. ha detto:

    Non vedo come si possa chiamarla “violenza”. Non stanno alterando una storia che c’è già: non si stanno infilando in tutte le case a riscrivere le nostre copie di Watchmen. Stanno facendo qualcos’altro, bello, mediocre od osceno che sia (a naso propendo per il “mediocre”, poi boh: per esempio, il film di Watchmen alla fine non mi dispiacque).

    Non so, mi pare una polemica senza senso. Fanno il prequel di Watchmen? Boh, che facciano, vediamo che roba è, amen.

  6. Luca Bonisoli ha detto:

    Personalmente sono un po’ indeciso.
    Gli autori coinvolti sono di altissimo profilo, quindi dubito che ne uscirà qualcosa di brutto, però istintivamente mi è venuto da storcere il naso.
    Credo che una parte del fascino di Watchmen derivi proprio dall’essere qualcosa di unico. Secondo me il fatto che non sia mai stato modificato o ampliato dai suoi autori contribuisce appunto a renderlo affascinante in quanto rafforza il mito di “opera unica ed irripetibile” che lo circonda (e che si perde completamente iniziando a realizzare il prequel, il sequel, eccetera).
    Inoltre scrivendo un prequel direi che il rischio di interferire con la storia originale esiste eccome, perchè potrebbe cambiare la chiave di lettura di alcuni eventi della serie originale.
    Vedremo.
    Probabilmente non leggerò Before Watchmen subito all’uscita, ma dopo un po’ di tempo, quando l’inevitabile polverone di reazioni a caldo sarà passato.

    • sraule ha detto:

      è un’idea equilibrata, la tua.
      non credo che io riuscirò a essere così equilibrata a mia volta, ma non si sa mai. potrei raggiungere uno stato di coscienza superiore, nel frattempo 🙂

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